È il caso del nuovo Portale Open Data del Parco Archeologico di Ercolano, un’infrastruttura digitale tanto avanzata quanto rivoluzionaria, che proietta la ricerca archeologica – e con essa la divulgazione culturale – dentro il XXI secolo.
Un passaggio epocale quello dal cartaceo al digitale, un processo lungo e finalmente maturo. Non è uno di quei progetti calati dall’alto all’improvviso, tanto per poter dire “siamo digitali”. Questo portale nasce da lontano: precisamente dal 2006, quando il Parco Archeologico di Ercolano ha iniziato, in collaborazione con il “Packard Humanities Institute”, una titanica attività di catalogazione, digitalizzazione e analisi. La svolta è arrivata solo più recentemente, con l’autonomia gestionale del Parco ed i finanziamenti del PON Cultura e Sviluppo FESR 2014-2020, che hanno reso possibile il salto tecnologico. Il risultato? Un portale open-source (basato su CKAN) che rende disponibili decine di migliaia di dati e materiali archeologici in formati strutturati e interoperabili, in una parola: accessibili.
La quantità e la qualità dei contenuti caricati sul portale impressionano anche i più scettici. Parliamo di oltre 2.100 modelli 3D ad altissima risoluzione, che consentono di ruotare, ingrandire e analizzare ogni dettaglio architettonico o decorativo. Oltre 2.400 reperti geolocalizzati, con contesto di ritrovamento e dati associati. Più di 1.500 immagini HD di affreschi, mosaici, stucchi. A questo si aggiungono 5.000 schede analitiche, 1.000 pagine digitalizzate dei Giornali di Scavo storici, 9 nuvole di punti relative a domus celebri (come la Casa del Gran Portale), mappe aggiornate del tessuto urbano e perfino la guida completa al Catasto Urbano dell’antica città.
Insomma, non è un sito-vetrina! È un laboratorio digitale, una biblioteca tridimensionale aperta a chiunque voglia approfondire, esplorare, costruire.
Il pregio più grande? Non serve essere archeologi per usarlo. Il portale è stato progettato per supportare ricerche multidisciplinari, attività didattiche, produzioni artistiche, progettazioni museografiche, storytelling culturali, e persino esperienze immersive in realtà aumentata. Una piattaforma pensata per professionisti della cultura, creativi, scuole, cittadini curiosi e – perché no – anche per chi lavora nell’ambito del turismo culturale o dell’editoria divulgativa. Con una sola condizione: rispettare le licenze open access e attribuire correttamente le fonti.
A livello tecnico, il portale è un esempio virtuoso di gestione open data secondo i più alti standard internazionali. L’adozione di CKAN garantisce scalabilità, modularità e interoperabilità. Gli strumenti integrati per la visualizzazione includono filtri semantici, motori di ricerca avanzati, compatibilità con ambienti GIS (Geographic Information Systems), e API per l’estrazione automatica dei dati. Questo consente agli utenti più esperti – come sviluppatori, data analyst o studiosi digitali – di lavorare in ambienti avanzati, senza perdere il contatto con la struttura originaria del dato.
Tra le caratteristiche più innovative c’è l’intenzionale apertura del portale all’interazione con le AI. I dati, infatti, sono stati strutturati per essere “leggibili” anche da agenti automatici. Un aspetto che potrebbe sembrare secondario, ma che in realtà è cruciale in un’epoca in cui machine learning e analisi predittiva stanno diventando strumenti centrali anche nei beni culturali. Quindi non è solo un archivio, è un ecosistema di apprendimento in evoluzione, che potrà alimentare modelli di intelligenza artificiale capaci di ricostruire scenari storici, identificare pattern decorativi, suggerire nuove ipotesi interpretative.
Utilizzare il portale è molto più semplice di quanto si possa immaginare. Basta visitare opendata-ercolano.cultura.gov.it, digitare una parola chiave – ad esempio “Casa del Bel Cortile” o “affreschi” – e scegliere il tipo di contenuto desiderato (immagine, modello 3D, scheda, mappa). Ogni scheda è corredata da metadati, descrizioni, licenze e pulsante per il download. E se sei uno di quelli che amano smanettare, puoi anche collegare il portale ai tuoi strumenti GIS o esportare dataset completi per analisi personalizzate.
Da sempre ci si riferisce alla “cultura quale bene comune” e finalmente, per gli scavi archeologici di Ercolano, non è più soltanto uno slogan. In definitiva, il portale Open Data rappresenta una delle esperienze più avanzate e coerenti di digitalizzazione partecipata del patrimonio culturale in Italia. Non una vetrina ma un cantiere aperto, in continua evoluzione, che restituisce al pubblico – e in particolare alle nuove generazioni – un patrimonio che troppo spesso è rimasto confinato tra le mura accademiche. È un invito a esplorare, a creare, a immaginare ed a farlo insieme. Perché la storia, quando è condivisa, non è mai solo passato è sempre anche futuro.










