Una giornata definita dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump come “incredibile per il Medio Oriente”, è stato ufficialmente siglato l’accordo che pone fine alle ostilità nella Striscia di Gaza. Il summit, tenutosi a Sharm el-Sheikh sotto la regia congiunta di Washington e de Il Cairo, ha sancito l’inizio della cosiddetta Fase 2, dedicata alla stabilizzazione e alla massiccia ricostruzione.
L’intesa, che per il presidente Trump ha richiesto “tremila anni per arrivare fin qui”, è considerata una svolta epocale. Alla cerimonia di firma hanno preso parte oltre trenta leader internazionali, in gran parte provenienti da Paesi arabi ed europei. Tra i partecipanti di spicco, si segnala la presenza della premier italiana Giorgia Meloni, unica donna capo di Stato al tavolo, mentre il presidente palestinese Abu Mazen ha partecipato agli incontri bilaterali. Grande assente, invece, il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

L’attuazione dell’accordo ha avuto inizio con un passo cruciale e delicato: la liberazione degli ostaggi israeliani in cambio del rilascio di migliaia di detenuti palestinesi. I prigionieri sono stati consegnati alla Croce Rossa e trasferiti in sicurezza, segnando un momento di cautela e riserve politiche da parte delle autorità israeliane, pur accogliendo il ritorno degli ostaggi. Il percorso verso la stabilità prosegue. Il presidente al-Sisi ha annunciato un vertice a Il Cairo previsto per novembre, interamente dedicato alla ricostruzione di Gaza. L’obiettivo è quello di capitalizzare lo slancio diplomatico di Sharm el-Sheikh, coinvolgendo attori regionali e internazionali.
La conferenza dovrà affrontare nodi di fondamentale importanza, tra cui il ruolo e la composizione delle forze di sicurezza.
Per la supervisione della fase di transizione, si ipotizza un ruolo per lo stesso al-Sisi, mentre la figura di Tony Blair sembrerebbe sgradita ad Hamas. Secondo alcune indiscrezioni, i Carabinieri italiani potrebbero essere coinvolti in missioni di monitoraggio e supporto, a testimonianza del forte impegno internazionale.
Nonostante il cammino verso una pace stabile rimanga irto di ostacoli, il summit di Sharm el-Sheikh ha innegabilmente segnato un punto di svolta. L’impegno condiviso a superare decenni di conflitto offre un barlume di speranza. “Abbiamo cambiato la storia”, ha concluso Trump. La vera sfida ora sarà trasformare le intenzioni diplomatiche in una concreta rinascita per Gaza, affinché non sia più teatro di guerra, ma un simbolo di ricostruzione.











