Più di 5.500 partecipanti, tra professionisti, amatori e appassionati, hanno colorato le vie cittadine con un entusiasmo contagioso. Piazza del Plebiscito, cuore pulsante dell’evento, è diventata un mosaico umano di emozioni, tra applausi, selfie e abbracci. È in questi momenti che Napoli mostra il suo volto più sincero: quello di una città capace di accogliere il mondo con la sua inconfondibile vitalità. E forse non serve altro per comprendere perché questa manifestazione, in pochi anni, sia diventata un appuntamento di riferimento nel panorama europeo del podismo.
Correre la Neapolis Marathon significa attraversare la città con il cuore prima ancora che con le gambe. Il tracciato, pianeggiante e veloce, si snoda tra alcune delle cartoline più iconiche di Napoli: Piazza del Plebiscito, via Caracciolo, Santa Lucia, Riviera di Chiaia, fino a Corso Umberto I e Piazza Municipio. Un percorso che abbraccia mare, monumenti e storia, disegnando una traiettoria dove ogni chilometro è un racconto.
Lo scenario è talmente suggestivo che molti runner, arrivati dall’estero, hanno parlato di “una maratona che è anche un viaggio”. E in effetti lo è: correre guardando il Vesuvio, con il profumo del caffè che arriva dai bar del lungomare e il pubblico che incita a ogni curva, non è semplicemente sport, è una forma di appartenenza.
Lo ha detto anche Gilbert Masai, il vincitore keniano: “Il percorso era bellissimo, correre guardando il mare e i monumenti è stato emozionante. Il calore della gente mi ha dato energia fino all’ultimo metro”. E non c’è dubbio che quel calore, quella partecipazione spontanea, sia il vero motore che spinge questa maratona verso una dimensione internazionale.
La cronaca sportiva di questa quinta edizione parla chiaro: dominio keniano assoluto e nuovo record di partecipazione.
Gilbert Masai, 36 anni, ha conquistato la vittoria nella prova maschile con un tempo di 2:14:52, imponendo il suo ritmo sin dalle prime battute e tagliando il traguardo con oltre undici minuti di vantaggio sul secondo classificato, il romeno Stefan Iulius Gavril (2:26:14). Terzo posto per l’italiano Fabrizio Meoli (2:35:41), primo degli azzurri al traguardo e protagonista di una prestazione di grande carattere.
Tra le donne, trionfo di Vivian Jelagat Jeptepkeny, anche lei keniana, che ha chiuso i 42,195 km in 2:43:35, precedendo la ceca Petra Pastorova (2:46:24) e l’italiana Giovanna Ungania (3:09:21).
Successo africano anche nella mezza maratona, dove Simon Dudi Ekidor (1:04:45) e Mercy Jebichii (1:17:10) hanno confermato la superiorità tecnica e la grande tradizione del Kenya nelle lunghe distanze.
Ma i numeri più significativi non sono solo quelli cronometrici: quest’anno la Neapolis Marathon ha registrato un incremento del 100% degli iscritti rispetto al 2024, con quasi il 40% di partecipanti provenienti dall’estero. Francia e Regno Unito in testa, seguiti da Germania, Spagna, Stati Uniti e perfino Giappone. Un segnale forte, che posiziona Napoli come nuova meta del turismo sportivo nel Mediterraneo.
La Union Gas e Luce Neapolis Marathon da corsa è diventata un vero progetto di valorizzazione del territorio, capace di raccontare Napoli attraverso la lente dello sport e della comunità.
Negli ultimi anni, la manifestazione è cresciuta in modo costante, sia sul piano organizzativo che su quello qualitativo, grazie al lavoro sinergico di istituzioni, associazioni e volontari.
Come ha ricordato Maurizio Marino, presidente della SSD Neapolis Marathon, “questo evento è il risultato di una visione condivisa: promuovere lo sport come strumento di inclusione e crescita collettiva. Quest’anno abbiamo registrato il doppio degli iscritti rispetto al 2024: un traguardo che racconta la fiducia e l’entusiasmo che circondano la nostra maratona”.
Ed è proprio questo il punto: l’entusiasmo. Quello che si percepisce nei volti dei corridori al traguardo, ma anche in chi applaude ai bordi delle strade o si affaccia dai balconi per incitare sconosciuti. È un contagio positivo che fa bene tanto alla città quanto alla sua reputazione internazionale.
Oltre alla dimensione sportiva, la giornata del 19 ottobre ha rappresentato un piccolo laboratorio di mobilità sostenibile.
Il dispositivo di traffico predisposto dal Comune ha consentito di chiudere al transito decine di arterie principali — da via Marina a via Mergellina, da piazza Vittoria a corso Umberto I — senza creare disagi rilevanti. Una domenica “senza auto” che ha mostrato come Napoli possa funzionare anche in una modalità più verde e partecipata.
Il risultato? Strade piene di persone, musica, famiglie e turisti. L’aria più pulita, i rumori più attutiti, la città che per un giorno ha respirato il ritmo dei passi anziché quello dei clacson. E non è un dettaglio da poco!
Eventi come la Neapolis Marathon rappresentano un’opportunità concreta per ripensare il rapporto tra spazio urbano e vita quotidiana, tra sport e sostenibilità, tra cittadino e città. Un modello di city branding attivo, dove l’esperienza collettiva diventa il miglior biglietto da visita per chi arriva da fuori.
Accanto ai professionisti, in gara c’erano migliaia di amatori, camminatori, gruppi sportivi e famiglie intere. Molti hanno partecipato alle prove non competitive come la Neapolis Sea Run e la Magic Walk, due iniziative che hanno trasformato la maratona in una vera e propria festa popolare. Perché, alla fine, la corsa è anche questo: una scusa per stare insieme, condividere un’emozione, riscoprire la città con occhi diversi. E il bello è che a Napoli tutto questo succede con una naturalezza disarmante: tra una risata, un caffè e un “forza ragazzi!” urlato da un balcone.
La partecipazione dei volontari, oltre duecento, dislocati lungo il percorso, è stata determinante per la riuscita dell’evento. Uomini e donne che, con pazienza e passione, hanno garantito la sicurezza, il ristoro e il sostegno logistico agli atleti. Senza di loro, la Neapolis Marathon non sarebbe la stessa.
Con il successo di questa quinta edizione, la città guarda ora al 2026, anno in cui Napoli sarà Capitale Europea dello Sport. Un traguardo simbolico ma anche strategico: l’occasione per consolidare il ruolo di Napoli come hub internazionale di eventi sportivi, capace di attrarre turismo, investimenti e visibilità mediatica.
“L’obiettivo è offrire una sesta edizione ancora più spettacolare, partecipata e sostenibile”, ha anticipato Marino. E i presupposti ci sono tutti: un’organizzazione rodata, un pubblico innamorato e una città che, finalmente, ha capito che lo sport può essere un potente strumento di rigenerazione culturale ed economica.
In fondo, la Neapolis Marathon è si una corsa ma è anche un messaggio chiaro: Napoli non scappa da se stessa ma corre verso il futuro. E lo fa, come sempre, con il cuore!










