È stata la manifestazione della coscienza ritrovata. Non una classica rivendicazione di categoria, ma una clamorosa affermazione di principi etici nel cuore della lotta sociale. L’onda montante di milioni di cittadini in oltre cento piazze italiane in occasione dello sciopero generale del 3 ottobre ha segnato un punto di svolta: per la prima volta da anni, la piazza ha chiesto insieme giustizia economica e dignità umana globale.
Il segretario della CGIL, Maurizio Landini, ha compiuto un’operazione strategica e morale, tessendo un filo diretto tra il diritto al salario in Italia e l’orrore a Gaza.
Non è stata solo la crisi del costo della vita a portare la gente in strada, ma l’immagine, insostenibile, dei bambini palestinesi in coda per il cibo sotto le bombe. L’appello a sostenere la Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria che sfida il blocco, è diventato il simbolo di questo nuovo attivismo che va oltre i confini nazionali.
La vera novità di questa mobilitazione è stata la capacità di creare una nuova alleanza generazionale. Accanto ai “vecchi” sindacalisti e operai, sono scesi in massa giovani e studenti, portando con sé la frustrazione per l’immobilismo delle potenze occidentali e l’indifferenza mediatica verso la catastrofe mediorientale. La tragedia di Gaza ha agito da catalizzatore, trasformando la rabbia per le ingiustizie locali in un’accusa morale universale. Questo inedito connubio tra la lotta per i diritti in fabbrica e il sostegno ai diritti umani a Gaza ha offerto alla Sinistra e ai movimenti un nuovo e potente collante ideologico. Hanno dimostrato che la battaglia per la pace e quella per la giustizia sociale sono, oggi più che mai, due facce della stessa medaglia.
La risposta del Governo, con la Premier Meloni e il Ministro Salvini che hanno liquidato lo sciopero come mera “guerra politica” o, peggio, come una comoda scusa per un “ponte”, ha avuto l’effetto contrario. Invece di delegittimare, ha innescato un’ulteriore ondata di sdegno.
Nelle piazze, le voci non chiedevano solo la defiscalizzazione delle tredicesime, ma lanciavano una sfida etica. Come ha sottolineato Landini, la folla stava “tenendo alto l’onore del Paese”, contrapponendo la serietà di un sacrificio economico (rinunciare a un giorno di stipendio per protestare) alla percepita superficialità e cinismo delle critiche. Il 3 ottobre è diventato un vero e proprio test di moralità pubblica.
L’imponente successo di partecipazione consegna alla Sinistra una responsabilità enorme: non sprecare questa “marea etica”. La vera battaglia non è solo riempire la piazza, ma riuscire a trasformare questa empatia spontanea in un progetto politico duraturo. Per non far spegnere questa scintilla, i movimenti devono radicalizzare i temi: Inserire stabilmente l’urgenza di una soluzione per Gaza, il riconoscimento dello Stato di Palestina e un’azione diplomatica italiana coraggiosa, nei programmi politici di lungo periodo.
Integrare le lotte: Non tornare alla frammentazione. Mantenere l’unità tra la battaglia per una sanità pubblica accessibile in Italia e l’impegno per l’accesso ai beni di prima necessità a Gaza. Il messaggio deve essere chiaro: siamo la forza che unisce il locale al globale.
La buona notizia che emerge da questa giornata è che l’Italia non è affatto anestetizzata. La coscienza civile è tornata a farsi sentire, potente e in massa. Le piazze del 3 ottobre hanno rinunciato a un giorno di paga per rivendicare il valore più prezioso: l’umanita’.

















