La Chiesa del futuro non potrà più sostenersi con il solo apporto dei preti. Non solo ci sarà carenza di preti, ma i seminari chiuderanno. Dio ci sta conducendo verso una Chiesa non clericale. Sarà un grande passo verso una Chiesa più evangelica. Ma, d’ora in poi, dobbiamo impegnarci a formare questi laici e queste laiche, che saranno il settore decisivo per il futuro della Chiesa tra noi.
Il potenziale più grande per promuovere in un futuro il rinnovamento della Chiesa risiede nei credenti laici e laiche delle nostre parrocchie. Attraverso i Gruppi di Gesù mi sforzo di contribuire alla maturazione umile di laici, uomini e donne, che possano essere soggetti di un rinnovamento evangelico, introducendo nella Chiesa quello che nella Esortazione apostolica «Evangelii Gaudium» papa Francesco chiama «un dinamismo evangelizzatore che agisce per attrazione» (n. 131).
La prima cosa è costruire nuove fondamenta che rendano possibile la speranza. Dobbiamo imparare a lasciare andare ciò che non evangelizza più o non apre più cammini verso il Regno di Dio, per essere più attenti a ciò che nasce, a ciò che oggi più facilmente apre i cuori alla Buona Notizia.
Allo stesso tempo, dobbiamo promuovere la creatività per sperimentare nuove forme e linguaggi di evangelizzazione, nuove proposte di dialogo con persone lontane, nuovi spazi di responsabilità della donna, celebrazioni a partire da una sensibilità più evangelica.
Credo che dobbiamo dedicare più tempo, preghiera, ascolto del Vangelo ed energie alla scoperta di nuove chiamate e carismi per comunicare oggi l’esperienza di Gesù.
La Chiesa deve concentrarsi con verità e maggiore fedeltà sulla persona e sul progetto di Gesù, che desidera un mondo più umano, più sano, più dignitoso e più felice per tutti, a partire dagli ultimi.
Che le persone vedano che si preoccupa dei loro sentimenti e lavora per una vita più felice e più gioiosa. Essere cristiano significa seguire Gesù e questo noi lo abbiamo dimenticato.
La religione ha un pericolo: può diventare un tranquillante. Non possiamo servire Dio e il denaro, perché Lui vuole che nessuno soffra la fame, ma che tutti abbiano una vita dignitosa.
Per l’aspetto materiale, non c’è motivo di essere ottimisti, ma c’è motivo di affrontare la crisi con valori, progredendo nella qualità umana, in ciò in cui credo che i giovani tireranno fuori il meglio che hanno dentro.
Nelle unzioni Gesù avvia un processo di guarigione sociale e combatte contro l’ipocrisia e il culto privo di amore, con il perdono come orizzonte, perché Dio ci capisce e ci comprende sempre.
Per questo ci ha detto «non abbiate paura», perché vuole vederci vivere con fiducia e saper accogliere gli altri con tenerezza, un altro valore che anche è andato perduto e che dobbiamo recuperare.








