Nel 2025 però, l’uovo pasquale oltre ad essere un omaggio alla città è un monumento simbolico che celebra i 2500 anni di storia di Napoli. E come spesso accade con le cose più belle, nasce da un sentimento antico: la gratitudine.
Capita a volte che una città ed un’azienda si scelgano. È successo a fine Ottocento, quando due giovani cioccolatieri piemontesi – Isidoro Odin e Onorina Gay – scelsero Napoli per aprire la loro “Fabbrica di Cioccolato”. E non in un posto qualsiasi, ma a Vico Vetriera, nel cuore di Chiaia. Un laboratorio artigianale che nel tempo è diventato leggenda.
A distanza di oltre cent’anni, quella scelta iniziale continua a germogliare. E quell’amore per Napoli, oggi come allora, è ancora il motore dell’identità Gay-Odin. Come ricorda Sveva Maglietta, membro del CDA aziendale: dedicare l’uovo 2025 a Napoli non è solo un gesto simbolico, ma un “grazie”, un ringraziamento grande quanto il Vesuvio. Perché Napoli ha dato a Gay-Odin molto più di un indirizzo: ha dato delle radici.
Ecco allora che, al centro della creazione di quest’anno, compare lei: la Sirena Parthenope. Ma non è un’immagine stilizzata, né un’incisione decorativa, parliamo di una scultura vera e propria, modellata a mano sul cioccolato da Fabio Ceraso, maestro decoratore di casa Gay-Odin. Un lavoro certosino fatto di sac-a-poche, pennelli e pazienza. La figura della sirena è potentemente evocativa: simbolo della bellezza tragica e fondativa della città. Secondo il mito, non riuscendo a sedurre Ulisse con il suo canto, Parthenope si lasciò morire ed il suo corpo approdò sull’isolotto di Megaride – proprio dove oggi sorge il Castel dell’Ovo. Ed è lì, tra le onde spumeggianti ed il Vesuvio tinto di rosso dal tramonto, che prende forma la decorazione principale dell’uovo.
Una rappresentazione intensa, romantica, quasi cinematografica. Ma anche, se vogliamo,
una metafora: la città che nasce da un canto che non è riuscito a conquistare un eroe, ma che ha incantato un intero popolo.
Spostandoci sul retro dell’uovo, il racconto continua e cambia di tono, ma non di intensità. Qui troviamo volti noti e amati, che rappresentano la Napoli contemporanea: Eduardo De Filippo, Pino Daniele, Totò, Maradona. Non solo persone celebri ciascuna nel proprio campo, ma personaggi emblematici, icone che Napoli ha fatto sue, e che hanno restituito alla città un’identità riconoscibile, autentica, orgogliosa.
E attorno a loro, come in una narrazione visiva perfettamente orchestrata, i simboli più amati: la pizza, il corno rosso (o’ corniciell), la mitra di San Gennaro. Fino alla scritta finale, “2500 anni di storia leggendaria”, con i colori istituzionali di Gay-Odin – oro e blu di Prussia – a fare da cornice.
È un tributo che parla a più livelli: emotivo, culturale, identitario. Una vera e propria mappa sentimentale della città.
A questo punto vale la pena fermarsi un momento per considerare anche l’aspetto tecnico, perché se è vero che il risultato finale è sorprendente, il “dietro le quinte” lo è altrettanto.
La realizzazione dell’uovo gigante richiede un processo che possiamo definire senza esitazione ingegneristico: si parte dalla creazione dei due gusci, spennellati a mano per dieci giorni su stampi di dimensioni eccezionali. Ognuno di essi raggiunge i 10 cm di spessore e, una volta saldati con cioccolato temperato, danno vita ad una struttura alta due metri e dal peso complessivo di circa 350 kg.
Dopo la fase di assemblaggio, si passa alla decorazione vera e propria, realizzata con glassa di zucchero e coloranti naturali, in un processo lungo almeno una settimana, fatto di prove, ritocchi, rimaneggiamenti. Un lavoro certosino che trasforma il cioccolato in una narrazione visiva.
E se stai pensando “ma quanto durerà tutto questo?” sappi che, come tutte le opere effimere, la sua durata non è il punto, è l’impatto ciò che conta, e… l’impatto è garantito. Gay-Odin non è nuova a questi omaggi. Anzi, si potrebbe dire che l’uovo gigante è diventato una forma di storytelling aziendale a cadenza annuale, una tradizione mai banale!
Nel 2024 l’uovo celebrava gli 800 anni dell’Università Federico II, nel 2023 era un doppio tributo: a Massimo Troisi ed al terzo scudetto del Napoli. Il 2022 fu l’anno di Procida, Capitale della Cultura Italiana. E andando ancora più indietro: Dante Alighieri, l’Unità d’Italia, l’America’s Cup, Giuseppe Verdi, fino al premio Oscar a Paolo Sorrentino.
Insomma, una galleria tematica che mescola cultura alta e cultura popolare, passato glorioso e presente vibrante, in una sequenza coerente con il carattere sfaccettato della città.
Ed eccoci finalmente al punto, perché questo uovo – è sì di cioccolato – ma non è pensato per essere semplicemente mangiato. È un’opera destinata a essere guardata, fotografata, raccontata. A lasciare un’impronta, anche solo per pochi giorni. A fare cultura, in modo sensoriale. In un’epoca in cui tutto è veloce, replicabile, preconfezionato, un oggetto unico come questo riesce a fermare il tempo e Napoli lo sa fare, da sempre. Sa fermare, stupire, rapire!
È questa la forza dell’iniziativa di Gay-Odin: restituire valore alle cose fatte bene, con lentezza, con passione, con un pizzico di follia creativa. E allora sì, possiamo dirlo con certezza: questo non è un uovo di Pasqua, è una dichiarazione d’amore. Una dichiarazione d’amore ad una città, ad una storia, ad un modo di vivere e di sentire che non smette mai di sorprendere.
Gay-Odin – Antica Fabbrica di Cioccolato, Via Vetriera, 12, Napoli