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29 Maggio 2025
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La solitudine sta annientando i giovani: disconnessi dalla realtà e attratti solo dai social

Grandi pensatori e filosofi non consideravano negativa la solitudine, ma per i giovani mopderni è un rischio. In media i ragazzi tra i 12 e i 18 anni passano almeno 3 ore al giorno sui social chattando. Il 92% degli intervistati è concorde sul fatto che i social media potrebbero causare dipendenza, ma il 58% degli users li sceglie per rilassarsi, il 31% per combattere la solitudine e la noia.

I nostri giovani e non solo, sono ipnotizzati e attratti dai “social” nati per consentire dialogo e conoscenze anche a distanze enormi, pertanto le più famose piattaforme come  WhatsApp, Facebook , Instagram,  TikTok,  YouTube e  Telegram   raccolgono Milioni di iscritti e muovono miliardi di conversazioni tra esseri umani, e nonostante ciò LA SOLITUDINE oggi rappresenta una condizione frequente e molto più grave di quanto lo fosse nell’appena trascorso secolo scorso.  Nietzsche  considera la solitudine una qualità essenziale del sapiente, colui che ha la capacità di vedere oltre il velo delle apparenze e di vivere in modo autarchico. La solitudine, secondo alcuni, permette di affrontare l’angoscia dell’esistenza, quella che Kierkegaard chiamava  “gettatezza”   e di riflettere sulla propria identità e sul senso della vita.
La solitudine può offrire l’opportunità di dedicarsi a se stessi, di conoscere meglio i propri pensieri e sentimenti, e di coltivare un rapporto più profondo con la propria identità. La solitudine può essere anche un’esperienza sociale, in cui ci si sente esclusi o isolati dagli altri, e può essere vissuta come un’esperienza dolorosa o come un’occasione per riflettere sulle proprie relazioni interpersonali. La consapevolezza della morte e della solitudine è vista come una condizione intrinseca all’essere umano, un aspetto della nostra esistenza che ci permette di riflettere sulla nostra finitezza e sul significato della vita “Chi non ama la solitudine non ama neppure la libertà, poiché soltanto quando si è soli si è liberi” Arthur Schopenhauer.   L’anima, i desideri, i pensieri, i trattenimenti dell’uomo felice, sono tutti al di fuori, e la solitudine non è fatta per lui: dico la solitudine o fisica, o morale e del pensiero. Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila.  Aristotele: La vera Solitudine è un luogo che vive per se e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l’estraneo siete voi, chi è felice nella solitudine o è una bestia selvaggia o è un Dio”. “La morte non arriva con la vecchiaia, ma con la solitudine” sosteneva invece Gabriel Garcia Marquez. Infine la Solitudine per Seneca non è qualcosa di negativo, ma una condizione che consente di fermarsi e riflettere sulla propria esistenza. Un’occasione importante per sfuggire alla frenesia quotidiana e mettere in ordine i pensieri. Dunque sull’argomento esistono diverse opinioni ma restano tante sfaccettature.  Ragazzi che sempre più spesso non riescono ad avere una compagnia e anziani abbandonati da familiari  che vivono gli ultimi anni della vita nell’isolamento e nell’indifferenza del mondo. I giovani vivono un mondo vuoto, anestetizzati dalle tecnologie, spesso ostaggi di ansie e forme  di disregolazione emotiva .
Questo è il pensiero di Maria Luisa Iavarone, ordinario di Pedagogia sperimentale presso l’Università di Napoli Parthenope, quando parla dei giovanissimi, di quella generazione dei “supermillenials” (nati dopo il 2010) carichi di forti disagi e di consapevolezza dei mali presenti e futuri che dovranno affrontare ponendosi in difesa con un isolamento silenzioso e assente nelle proprie camere e dietro un pc, un telefono, un videogioco, o altro . Il rapporto dei giovani con le tecnologie è pertanto massivo, pervasivo, distorsivo, soprattutto se osservato in adolescenza.
Dall’indagine di Telefono Azzurro emerge come la grande solitudine di fronte alla crescita porti sempre più ragazzi a rifugiarsi nella rete per sperimentarsi dal punto di vista cognitivo, emotivo e relazionale. In media i ragazzi tra i 12 e i 18 anni passano almeno 3 ore al giorno sui social chattando. Il 92% degli intervistati è concorde sul fatto che i social media potrebbero causare dipendenza, ma il 58% degli users li sceglie per rilassarsi, il 54% per rimanere in contatto con amici e familiari, il 31% per combattere la solitudine e la noia e il 23% per fare nuove amicizie. Alla domanda come ti sentiresti senza l’utilizzo dei social il 22% dei ragazzi ha risposto “ansioso” o “agitato”, l’11% “solo”, mentre il 23% si sentirebbe addirittura “perso”. Possiamo quindi concludere questa tematica cosi grave e diffusa: per combattere la solitudine nei giovani, è essenziale promuovere attività di socializzazione e coinvolgimento in gruppi o attività che favoriscono il senso di appartenenza e la creazione di legami autentici. È fondamentale creare un ambiente di ascolto e comprensione, incoraggiando il dialogo aperto e la condivisione delle difficoltà. Inoltre, è importante incoraggiare i giovani a esplorare i propri interessi e a trovare modi per dedicarsi a passioni individuali, senza sentirsi isolati nel processo. Per i nostri Anziani invece basterebbe ricordare che un giorno “forse” lo saremo anche noi pertanto rapportarci con loro facendogli sentire affetto ed attenzioni, cura e amore sono la ricetta che da sempre funziona contro l’egoismo e il consumo di una vita vissuta solo per noi stessi.

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Paolo Papa
Paolo Papa
Medico Chirurgo Odontoiatra, appassionato di musica e giornalismo cofondatore della terza Radio Privata Napoletana (1976/81). Impegnato da sempre nel sociale sia personalmente che attraverso la professione medica. Convinto ambientalista ed ecologista, da sempre vicino al mondo del giornalismo e dello spettacolo con partecipazioni in RAI, Radio Odissea, Tv private, Emozionart e numerose esperienze di Associazionismo (Rinascita Artistica del Mezzogiorno, Meetup Na2, Giovani del Sud, Ambiente Mare Italia ..).

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