La sua elezione non è stata una sorpresa nel senso classico del termine. Non si è trattato di una rottura drastica, bensì di una risposta decisa ai tempi turbolenti che stiamo attraversando. Una risposta a un mondo ferito e diviso in cerca di riconciliazione e a una Chiesa che ha più che mai bisogno di guardare fuori e di lasciarsi sfidare dalla realtà.
Leone XIV, nato a Chicago nel 1955, è un uomo ponte. Un ponte tra continenti, tra culture, tra visioni. Figlio di immigrati, con madre statunitense e nonna spagnola, ha la prospettiva sia di un nordamericano sia di un latinoamericano impegnato nelle realtà del Sud del mondo. La sua vocazione missionaria, che lo ha portato in Perù, lo pone come una guida pastorale disponibile all’ascolto, alla comprensione, al cammino con i più emarginati, con chi soffre e con chi si è allontanato dalla Chiesa.
Questo è il tipo di papa di cui abbiamo bisogno: un papa che non vive nel comfort di un palazzo vaticano, ma nelle periferie della sofferenza umana, impegnato per una Chiesa in uscita. Leone XIV non si presenta come l’erede di una tradizione immobile, ma come il continuatore di un rinnovamento avviato da Francesco. La sua missione è una Chiesa sinodale, libera da dogmi accecanti e da rituali vuoti che si allontanano dal messaggio di Gesù. Gesù ha predicato il Regno di Dio, non la Chiesa. Il Regno di Dio non è nei templi o nelle strutture rigide; sta nel cuore dell’essere umano e nella sua comunità. Leone XIV lo sa e la sua vocazione continua ad essere quella del missionario: annunciare il Vangelo dovunque ci si trovi. Un Vangelo che parla di misericordia, di giustizia, di apertura verso gli altri e, soprattutto, di pace.
Quando è apparso per la prima volta sul balcone, le sue prime parole sono state le stesse che Gesù risorto aveva rivolto ai suoi discepoli: «La pace sia con voi!». Queste parole, in un contesto di polarizzazione globale, sono più che mai necessarie. In un mondo dilaniato da conflitti, sfiducia e lotte di potere, la pace non può essere un semplice desiderio. Deve essere un’azione.
La Chiesa, con Leone XIV alla sua testa, deve diventare un vero strumento di riconciliazione. Come? Puntando su una vera apertura. Aprendosi ai divorziati risposati, accogliendoli pienamente e tralasciando una visione rigida che non ascolta e non accompagna i fedeli comuni. La posizione tradizionale che ha rifiutato i divorziati risposati, non riflette l’infinita misericordia di Dio. Leone XIV ha l’opportunità di riaprire le porte della Chiesa a coloro che, per le circostanze della vita, ne sono rimasti esclusi. Questa è la vera espressione del Vangelo: accogliere senza giudizio, senza esclusioni, senza condanne.
Leone XIV ha espresso chiaramente la sua posizione nei confronti dei fedeli che si sono sentiti emarginati: «Dio ci ama tutti incondizionatamente». E se il ministero papale deve servire a qualcosa, è per umanizzare e aprire spazi di ascolto, non per consolidare muri. È urgente che la Chiesa colmi le lacune che dividono i suoi fedeli. La pace sarà possibile solo quando tutti si sentiranno parte di una comunità che, al di là della morale tradizionalista, accoglie e abbraccia. È necessario che la Chiesa diventi meno rinchiusa nelle norme e più aperta al messaggio della misericordia di Cristo.
Quanto all’ecumenismo, Leone XIV deve essere un uomo di ponti, un vero leader nella costruzione dell’unità tra i cristiani. La sua missione non è rivolta solo ai cattolici, ma a tutti coloro che cercano la pace, la riconciliazione e la giustizia. Il cardinale Kasper, uno dei grandi teorici dell’ecumenismo contemporaneo, sottolineava che il vero ecumenismo non si basa sull’uniformità, ma sul rispetto e sull’unità nella diversità. Questa è la sfida di Leone XIV: forgiare una Chiesa che costruisca ponti, che non si conformi alla divisione tra credi, che apra le braccia a tutte le confessioni e diventi un punto di incontro invece che un muro di separazione.
E in questo processo di rinnovamento non si può trascurare il ruolo cruciale della donna nella Chiesa. Per troppo tempo la Chiesa ha tenuto la donna ai margini, relegata a un ruolo secondario nelle strutture del potere ecclesiastico. Tuttavia, il futuro della Chiesa deve essere una Chiesa che riconosca pienamente il ruolo della donna a tutti i livelli, non solo come destinataria dei sacramenti, ma come creatrice, profetessa e leader. Leone XIV ha l’occasione storica di avviare una profonda riflessione sull’inclusione delle donne non solo nella vita pastorale, ma anche nei ruoli decisionali. In un mondo in cui le donne continuano a lottare per i propri diritti, una Chiesa che rifiuta di considerarle pari è una Chiesa che si allontana dal Vangelo di Gesù, che ha considerato la donna come un essere umano simile, degno degli stessi diritti e delle stesse opportunità.
Non si tratta solo di una Chiesa che guarda al suo interno e mantiene la purezza dottrinale a tutti i costi. Si tratta di una Chiesa che va incontro al mondo, ai sofferenti, a quanti si sono sentiti esclusi. La Chiesa deve diventare meno istituzionale e più caritatevole, meno preoccupata dei dogmi e più concentrata sul Vangelo, che ha sempre la capacità di generare vita.
Leone XIV può essere la risposta a una Chiesa che ha bisogno di cambiare, non solo per la necessità di adattarsi a un mondo che cambia, ma anche per la fedeltà al messaggio di Gesù. Il papa deve esprimere chiaramente che la Chiesa è chiamata a essere una luce in mezzo all’oscurità, un segno di speranza in un mondo che ne ha disperatamente bisogno. La Chiesa deve smettere di preoccuparsi delle istituzioni, del denaro e del potere che distorcono il suo messaggio. È tempo di una reale trasformazione: una Chiesa più vicina, più inclusiva, più misericordiosa. La domanda è se questo pontificato sarà l’inizio di una vera apertura o se gli interessi di potere, di denaro e di influenza, che così fortemente condizionano la politica della Chiesa, continueranno a essere i veri protagonisti. Ma una cosa è chiara: Leone XIV è chiamato a lasciare un segno nella storia, non come il papa che conserva intatti i dogmi, ma come il papa che annuncia il Regno di Dio e la pace tra gli uomini.
Articolo pubblicato l’8.5.2025 nel sito «Ataque al poder» (www.ataquealpoder.es).