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HomeScienza e SaluteDormire male ci rende più vulnerabili alle fake news? Il sonno come alleato del pensiero critico

Dormire male ci rende più vulnerabili alle fake news? Il sonno come alleato del pensiero critico

A volte ci svegliamo stanchi, confusi, con quella fastidiosa sensazione di avere la testa piena di ovatta. Ma chi l’avrebbe detto che, oltre al malumore, anche la nostra capacità di distinguere le bufale dalla verità potesse essere compromessa da una notte insonne? E invece sì. La scienza comincia a suggerirlo con dati alla mano.

Pare che il sonno non sia solo riposo. È anche filtro cognitivo, barriera critica, carburante per il pensiero analitico. E quando questa barriera si abbassa, siamo molto più esposti… anche alle teorie del complotto. È una questione seria, supportata da studi concreti e vale la pena approfondirla.

Il sonno influisce sulla nostra capacità di ragionare e lo fa in modo profondo. Il nostro cervello, per funzionare davvero bene, ha bisogno di rigenerarsi e lo fa durante il sonno. Il sistema limbico – che governa le nostre emozioni – risente moltissimo della deprivazione di sonno. Quando il sistema limbico è fuori fase, anche la corteccia prefrontale (la sede della razionalità) comincia a barcollare.

Risultato? Processiamo peggio le informazioni e siamo più reattivi che riflessivi. In pratica, diventiamo terreno fertile per notizie sensazionalistiche e narrazioni complottiste.

Quando siamo stanchi, diventiamo più suggestionabili. Stress e carenza di sonno riducono le risorse cognitive. Il cervello “sceglie la via più breve”, ed è lì che i bias cognitivi prendono il sopravvento: pensiero dicotomico, effetto Dunning-Kruger, framing… tutti acceleratori di distorsioni mentali che ci portano a vedere complotti dove non ce ne sono.

Uno studio condotto su 540 partecipanti ha confermato tutto questo con un esperimento pratico. Dopo aver valutato la qualità del sonno, i ricercatori hanno esposto le persone a due versioni di un articolo sull’incendio di Notre-Dame: una fattuale, l’altra costruita secondo una narrativa cospirazionista. Chi aveva dormito male era più incline a credere alla versione complottista, un risultato che parla da solo.

Nel secondo studio, su 575 soggetti, emerge un altro dato interessante: insonnia, scarsa qualità del sonno e depressione sono fortemente correlati con l’adesione a visioni cospirazioniste. In parallelo, rabbia e paranoia giocano un ruolo, seppur più marginale. Un quadro complesso, che porta ad un’unica certezza: la mente stanca è anche più manipolabile.

C’è un nodo centrale: il rapporto bidirezionale tra depressione e insonnia. L’una può causare l’altra, e viceversa. E quando la salute mentale si incrina, anche il nostro pensiero critico ne risente. Il sonno, in questo contesto, diventa un indicatore prezioso.

Attenzione però a non cadere in semplificazioni. Non è solo il sonno scarso a renderci complottisti, ma un ecosistema più ampio fatto di malesseri psico-emotivi, carenze cognitive, esposizione massiva a contenuti polarizzanti. Il sonno è parte del quadro, non la causa unica.

Dormire bene non è solo benessere fisico, ma un gesto di autodifesa mentale. Un cervello lucido, riposato, è meno suggestionabile, più analitico, più resistente alla manipolazione. È, in qualche modo, uno scudo invisibile contro la disinformazione.

Ecco alcune buone pratiche per migliorare il riposo:

  • limitare l’uso degli schermi prima di dormire;
  • stabilire una routine serale rilassante;
  • evitare pasti pesanti e sostanze stimolanti a cena;
  • creare un ambiente buio, silenzioso e ben ventilato;
  • mantenere orari di sonno regolari, anche nei weekend.

Sono strategie semplici, ma efficaci. E se il risultato è un pensiero più lucido, vale davvero la pena sperimentarle.

Dormire male ha impatti ben più vasti di quanto si pensi. Ecco alcune condizioni associate alla deprivazione cronica di sonno:

  • disturbi dell’umore (ansia, irritabilità, depressione);
  • rischio cardiovascolare aumentato;
  • danni neurocognitivi a lungo termine;
  • alterazioni metaboliche (sindrome metabolica, diabete).

Insomma, dormire bene non è una questione di comfort. È una questione di salute.

Dormire bene è un gesto di consapevolezza. È prendersi cura di sé per prendersi cura del proprio pensiero. In un’epoca dove l’informazione è ovunque, ma la comprensione è sempre più rara, un cervello riposato può fare la differenza tra il vedere la realtà e farsi abbindolare da illusioni.

Forse è il momento di cambiare paradigma. Il sonno non è un lusso, ma uno strumento. Una risorsa strategica per affrontare la complessità del mondo con mente lucida e spirito critico. Dormire bene è un gesto rivoluzionario e oggi, più che mai, ne abbiamo bisogno.

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