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29 Maggio 2025
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La pace secondo Papa Leone XIV: è possibile nelle condizioni attuali?

a cura di Leonardo Boff

Siamo ancora nel contesto dell’elezione del nuovo papa Leone XIV, che nel suo discorso inaugurale ha parlato sei volte della pace, una questione urgente. Tuttavia accade che dappertutto si sta verificando un’ondata mondiale di odio, discriminazione e che diversi luoghi sono in guerra. Considerando che Donald Trump ha anteposto alla diplomazia la forza e l’uso di mezzi violenti per stabilire il nuovo ordine mondiale, comprendiamo l’importanza che l’attuale papa attribuisce alla pace.

Approfondiamo un po’ di più questo tema della pace. Inizio ricordando lo scambio di lettere sulla guerra e la pace tra Einstein e Freud il 30 luglio 1932. Einstein chiede a Freud: “Esiste un modo per liberare gli esseri umani dalla fatalità della guerra? È possibile orientare l’evoluzione psichica in modo che gli esseri umani siano più capaci di resistere alla psicosi dell’odio e della distruzione?”.

Freud gli risponde: “Non c’è alcuna speranza di poter sopprimere direttamente l’aggressività degli esseri umani”. Dopo alcune considerazioni che davano una certa speranza alla pulsione di vita e quindi a una possibile pace, Freud conclude con scetticismo e rassegnazione con questa celebre frase: “Affamati, pensiamo al mulino che macina così lentamente che potremmo morire di fame prima di ricevere la farina”. Ciò significa che la pace resta nell’ambito della speranza e deve essere costruita giorno per giorno.

Nonostante questa dura constatazione, continuiamo a cercare la pace e non ci arrenderemo mai nel farlo, anche se la pace non è uno stato permanente, negato ai mortali. Almeno coltiviamo costantemente uno spirito o un modo di essere che ci fa preferire il dialogo allo scontro, la strategia win-win a quella win-lose, e la ricerca cordiale di punti in comune a uno scontro conflittuale. È l’eredità lasciataci dal compianto papa Francesco, rinnovata dal nuovo papa.

Osiamo, con speranza, stabilire alcune premesse che, in qualche modo o in certi momenti, renderebbero raggiungibile la pace. Vedo quattro prerequisiti:

Il primo è che prendiamo con la massima serietà la polarità sapiens/demens, amore-odio, bene-male, luce-ombra, come appartenente alla struttura della realtà universale, insita anche nella condizione umana: noi siamo l’unità vivente degli opposti. Non si tratta di un difetto dell’evoluzione, ma della situazione concreta della condizione umana, così come esiste oggi. Ciò vale sia per gli aspetti personali sia per quelli sociali.

L’essere umano deriva dalla prima singolarità, da una violenza inimmaginabile, il Big Bang, seguito dal violentissimo scontro tra materia e antimateria, di cui è rimasto un minimo di materia, qualcosa come lo 0,00000001% che ha dato origine all’universo attualmente conosciuto. Arno Penzias e Robert Wilson nel 1964 hanno potuto constatare il rumore di questo rimbombo, un’onda elettromagnetica molto bassa, la radiazione cosmica di fondo. Utilizzando come riferimento la galassia più distante nella sua rotta di fuga, ha permesso di datare l’età dell’universo a 13,7 miliardi di anni.

Il secondo è rafforzare in modo tale e con tutti i mezzi il polo positivo e luminoso di questa contraddizione, in modo tale che possa tenere sotto controllo, limitare e integrare il polo negativo in quello positivo e da lì far sorgere, a volte, una pace fragile ma possibile, benché sempre minacciata di dissoluzione. Il 12 maggio papa Leone XIV, parlando ai giornalisti, è stato chiaro: “La pace comincia da ognuno di noi, dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri e parliamo degli altri”.

Il terzo è quello di rifare il contratto naturale con la natura, che è stato violato, e di salvare la Matrice Relazionale che esiste tra tutti gli esseri e che ci rende esseri di relazione in tutte le direzioni. Realizziamo noi stessi solo nella misura in cui viviamo e ampliamo queste relazioni. La storia, tuttavia, ha dimostrato che “questo essere, l’essere umano, è altamente creativo, irrequieto, aggressivo e poco incline alla misura. Per questo motivo cambierà il volto del pianeta, ma è destinato ad avere vita breve sulla Terra”, afferma Georgescu-Roegen, economista ecologico (The entropy law and the economic process, Harvard University Press, Cambridge 1971, p. 127).

Nonostante questo “fallimento storico”, dobbiamo riconoscere che da questa recuperata struttura relazionale può nascere la pace, come l’ha intesa la Carta della Terra in una celebre definizione: “La pace è la pienezza che risulta dalle relazioni corrette con se stessi, con altre persone, con altre culture, con altre vite, con la Terra e con il grande Tutto di cui siamo parte” (n. 16 b). La pace si fonda quindi sulla nostra realtà relazionale, per quanto fragile e quasi sempre infranta. Si noti che la pace non esiste di per sé. È il risultato di relazioni corrette, per quanto possibili per i figli e le figlie degradati di Adamo ed Eva.

La quarta precondizione è la giustizia. Ciò che rompe di più la struttura relazionale è l’ingiustizia. L’etica è fondamentalmente giustizia. Significa riconoscere il diritto e la dignità di ogni essere umano e di ogni essere creato e agire in conformità a questo riconoscimento. In altre parole, la giustizia è quell’amore minimo che dobbiamo destinare all’altro e agli altri, senza il quale ci separiamo da tutti gli altri esseri e introduciamo disuguaglianze, gerarchie, emarginazioni e sottomissioni e diventiamo una minaccia per le altre specie. Non ci sarà mai pace in una società di ingiustizia. Chi subisce ingiustizie reagisce, si ribella e scatena guerre sia a livello micro sia macro.

Il rivoluzionario messicano Emiliano Zapata ammoniva giustamente: “Se non c’è giustizia, non si deve dar pace al governo”. Il Brasile non avrà mai pace finché rimarrà una delle società più diseguali, cioè più ingiuste del mondo.

Questo cammino di pace è stato tentato da alcuni esseri umani e testimoniato dai loro migliori leader spirituali attuali, come Gandhi, papa Giovanni XXIII, dom Hélder Câmara, Martin Luther King Jr., papa Francesco, e fortemente sostenuto dall’attuale papa Leone XIV, per non parlare di altri personaggi della storia, in particolare Francesco d’Assisi.

La teologia afferma spesso che la pace è un bene escatologico, cioè che inizia qui in modo seminale, ma che si realizzerà solo quando la storia raggiungerà il suo culmine. Continuiamo quindi a seminare il seme della pace possibile.


Articolo pubblicato il 17.5.2025 nel sito web dell’Autore (www.leonardoboff.org)

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Lorenzo Tommaselli
Lorenzo Tommaselli
Lorenzo Tommaselli è docente di lettere classiche presso il Liceo “Alfonso Maria de’ Liguori” di Acerra (NA). È stato docente invitato di lingue classiche presso la PFTIM dell’Italia meridionale, sez. San Luigi. Traduttore e curatore di testi di Jacques Gaillot e José María Castillo, si occupa di animazione biblica in gruppi di base.

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