Molto frequentemente si parla dei problemi per la gestione della salute e delle strutture sanitarie ma altrettanto frequentemente tali argomentazioni affrontano le questioni in modo frammentario o troppo parziale. Il momento storico è decisivo e urge fare una corretta disamina per non perdere un treno che sta passando. Il momento è decisivo per un nuovo assetto normativo rappresentato dal DM 77/22 da poco licenziato e il treno è rappresentato dai relativi fondi stanziati dal PNRR. Facciamo chiarezza.
Per comprendere appieno l’enorme opportunità che si è presentata per la sanità campana prima di tutto va chiarita la situazione nella quale ci troviamo. La Campania ha una serie di criticità che sono comuni al resto del territorio nazionale ma ne ha altre che sono specifiche di questo territorio. L’invecchiamento della popolazione, infatti è una tendenza comune a tutte le regioni d’Italia ma la Campania sebbene non figuri tra le regioni con il tasso di vecchiaia più elevato, ha di contro la popolazione anziana con il maggior numero di malattie croniche. Proprio quelle che hanno il maggiore carico sanitario, sia per la complessità dei casi sia per la durata nel tempo. La criticità nell’affrontare questi problemi di salute, con frequenti richieste di ricovero, soprattutto per la popolazione anziana, è acuita da un altro importantissimo fattore: In Campania, rispetto allo standard minimo ministeriale italiano, mancano circa 5mila posti letto. Se pensiamo che l’ospedale Cardarelli è di mille posti letto, è facile calcolare che mancano cinque ospedali grandi come il Cardarelli!
Quindi abbiamo da un lato un aumento della domanda di salute e da un altro una ridotta offerta di possibilità di ricovero. Da qui il cronico affollamento dei pronto soccorso per la carenza di posti letto disponibili.
Le soluzioni possibili sarebbero un drastico aumento dei posti letto con la costruzione di nuovi ospedali oppure la riduzione delle patologie croniche e una migliore offerta territoriale e domiciliare per ridurre al minimo l’esigenza di ricovero in ospedale. La prima soluzione risulta impossibile da realizzare, fondi per edificare e gestire così tanti ospedali non esistono e in periodo di mancata espansione economica nazionale è facile immaginare che questa possibilità non ci sia nemmeno nel prossimo futuro. È proprio per questo che si è intervenuto con un dispositivo legislativo che tende ad incrementare, regolamentare e rendere più efficiente l’offerta sanitaria territoriale, tra le altre cose attraverso la realizzazione di case della salute, ospedali di comunità e l’istituzione dell’infermiere di famiglia o di comunità (IFoC)
Le case della salute non sono altro che gli attuali distretti sanitari arricchiti di una centrale operativa territoriale (COT), la presenza di associazioni territoriali di cittadini e la presenza dell’infermiere di famiglia o di comunità. Questo nuovo assetto se realizzato nel modo corretto, sarà un importante salto di qualità per l’assistenza sanitaria di questa regione.
Gli ospedali di comunità, infatti, saranno utili a decongestionare gli ospedali tradizionali in quanto accoglieranno tutti quei pazienti che hanno condizioni di salute non troppo gravi per giustificare il ricovero in un ospedale per acuti, ma non abbastanza in salute per essere mandati al proprio domicilio. Quello che però sarà maggiormente utile sarà la gestione delle patologie croniche e questo a causa della situazione epidemiologica campana rappresenta una vera emergenza. In Campania, infatti, abbiamo una serie di primati negativi che se non vengono affrontati seriamente, tutti gli altri sforzi sarebbero solo come mettere acqua in un secchio bucato. Probabilmente, complice anche il livello più basso di scolarizzazione (che condividiamo con la Puglia) in Campania a causa di stili di vita errati è presente il primato di bambini sovrappeso, il primato di sedentarietà, tra i livelli più alti di popolazione diabetica e la maggiore concentrazione di policronicità della popolazione sopra i 65 anni di età. In un quadro simile è compito delle istituzioni sanitarie contribuire a cambiare la rotta. Ed è proprio quello che si prefigge di fare il DM 77/22, intervenire nella educazione sanitaria e nella gestione coordinata dei pazienti con malattie croniche. In pratica l’infermiere di famiglia, in collaborazione con gli altri attori della sanità, avrà il compito di pianificare interventi di educazione sanitaria su singoli o gruppi di cittadini, con il fine di promuovere stili di vita sani e ridurre così l’incidenza di malattie sulla popolazione. Inoltre, questa figura avrà anche il compito di coordinare interventi sanitari personalizzati sui pazienti cronici maggiormente fragili e ridurre quello che tecnicamente viene chiamato tasso di ospedalizzazione, ovvero ridurre il numero dei ricoveri e degli accessi in pronto soccorso. Senza questo nuovo assetto della sanità territoriale le malattie croniche continueranno ad aumentare e la situazione della congestione delle strutture sanitarie sarà sempre più drammatica.
Attuare correttamente il DM 77/22 e utilizzare correttamente i fondi del PNRR non sarà sicuramente una cosa facile, ci sono criticità ancora non chiarite, come per esempio la mancata disponibilità per la regione Campania di assumere il personale necessario. Per ora il ministero, nonostante le pressioni del Governatore De Luca, non ha ancora ottemperato in tale concessione, ne ha chiarito i tempi per farlo. Ci sono però anche motivi per essere ottimisti, come una apposita formazione del personale che è in corso, fatta da docenti di alto profilo provenienti da quattro importanti università: Federico II, Vanvitelli, Bocconi e Università di Salerno. Altro motivo di ottimismo è il fatto che questo nuovo assetto sanitario per la Campania è già presente e funzionante in altre regioni, dove ha dato ottimi frutti.
Anche con l’aiuto delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, il fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina è in corso una sfida che tende a rivoluzionare la sanità, professionalità per vincerla di certo non mancano.